La Germania consolidò il suo ruolo di potenza coloniale negli ultimi venti anni dell’Ottocento. Nel 1882 stipulò, dopo una serie di accordi, la Triplice alleanza insieme a Austria e Italia, che trent’anni dopo avrebbe deciso gli schieramenti della Prima guerra mondiale.
Nel 1884 la Germania diresse i lavori della Conferenza di Berlino per la spartizione dell’Africa, che vide nuovamente il cancelliere Bismarck nel ruolo di mediatore. La Germania acquisì i territori delle attuali Tanzania, Namibia, Camerun e Togo e gli arcipelaghi dell’oceano Pacifico (isole Marshall, Salomone, Caroline, Palau, Marianne). Conquistò inoltre una base in Cina.
La conferenza di Berlino del 1884 assegnò il bacino del fiume Congo, con i suoi immensi territori e le enormi ricchezze del sottosuolo, a Leopoldo II del Belgio; le zone costiere degli attuali Mozambico e Angola al Portogallo. Si stabilirono regole per la spartizione dell’Africa: alla Francia, che già possedeva Algeria, Tunisia e Senegal, andarono i territori occidentali del continente. Alla Gran Bretagna i territori orientali (Egitto, Sudan, Uganda, Kenya), la Nigeria e il Sudafrica, ricchissimo di giacimenti minerari, teatro qualche anno più tardi della guerra con i boeri, coloni olandesi. L’Africa fu interamente assoggettata alle potenze europee.
Anche l’Italia iniziò una politica coloniale, pur non avendo uno sviluppo industriale avanzato. Concentrò i suoi sforzi nel Corno d’Africa, dove acquistò la baia di Assab sul Mar Rosso e occupò nel 1885 la città di Massaua. Dopo aver occupato la Somalia e aver proclamato la colonia Eritrea nel 1890, si scontrò con il vicino Impero etiopico guidato dal Negus (imperatore) Menelik. Venne sconfitta ad Adua nel 1896: oltre 7.000 soldati italiani persero la vita.