A partire dal 1870 sulla scena mondiale si consolidarono nuove potenze economiche, Germania, Stati Uniti, Giappone, che avevano una produzione industriale avanzata e modernissima, ma scarsi territori coloniali. L’Inghilterra perse il primato economico, la spinta espansionistica europea subì una forte accelerazione: la concorrenza tra i paesi capitalistici per la sopravvivenza del sistema si fece più acuta, così come la ricerca di nuove fonti di materie prime e di nuovi mercati. Questo scatenò una vera e propria corsa alla spartizione del mondo.
Nel 1869 venne inaugurato il canale di Suez in Egitto, che rilanciò il ruolo del Mediterraneo negli scambi commerciali tra Asia e Europa, non essendo più necessaria la circumnavigazione dell’Africa, e mise in competizione inglesi e francesi per il controllo dell’Egitto.
Intanto una crisi nei Balcani mostrò il declino dell’Impero ottomano e la precarietà dei buoni rapporti tra Russia e Austria, che avevano entrambe aspirazioni egemoniche nell’area. Il Congresso di Berlino del 1878 (che vide il cancelliere tedesco Bismarck quale mediatore) concluse a tavolino l’assegnazione delle sfere di influenza nei territori orientali subito dopo la sconfitta riportata dai turchi nella guerra contro i russi (1875-1878).