Erodoto, nato ad Alicarnasso in Asia Minore verso il 484 a.C., fu uno dei più importanti padri della storiografia; la sua opera, le Storie, tratta inizialmente della storia dei persiani e delle loro conquiste, con lunghe digressioni etnografiche, per arrivare infine a riportare i fatti delle guerre greco-persiane.
La battaglia al passo delle Termopili è narrata diffusamente nel libro VII; Erodoto la descrive come il simbolo dell’eroismo dell’uomo greco, che liberamente si immola per la propria patria, contrapposto alla cieca ubbidienza all’imperatore che spinge a combattere i soldati di Serse. La vittoria persiana risulta dovuta più che altro al tradimento di un greco, Efialte.
Nel passo qui riportato è descritta la fase saliente della battaglia, quando i Greci erano già consapevoli di essere stati accerchiati.
«I Barbari di Serse, dunque, avanzavano e i Greci di Leonida, convinti di uscire incontro alla morte, si spinsero molto più avanti che all’inizio, verso la parte più larga della gola. (…) I Barbari cadevano in gran numero, perché, alle spalle, i comandanti dei reparti, con gli scudisci in mano, li sferzavano tutti senza distinzione, spingendoli sempre avanti. Perciò molti di essi caddero in mare e vi trovarono la morte; molti di più venivano calpestati, vivi ancora, dai loro compagni; nessun conto di chi cadeva. Siccome, infatti, sapevano i Greci che su di loro incalzava la morte da parte di quelli che stavano aggirando il monte, spiegavano contro i Barbari quanto più avevano di forze, con pieno disprezzo della vita, battendosi come forsennati.
La maggior parte di loro si trovava ad avere ormai in mano delle lance spezzate ed essi con le spade facevano strage dei Persiani. In questa mischia cadde anche Leonida, che s’era dimostrato uomo di straordinario coraggio, e con lui altri illustri Spartiati (…)».
(Erodoto, Storie, VII, 223-224, traduzione di Luigi Annibaletto, edizione Oscar Mondadori, Milano, 2005)